Fulcro della collezione è l’antichissima reliquia rappresentata dal bastone in legno fiorito di San Giuseppe, oggetto di culto da quasi tre secoli e quintessenza apotropaica della fede cristiana e cattolica. Il bastone fu trafugato da un convento dei padri carmelitani nel Sussex, in Inghilterra, dove veniva esposto già nel XIII secolo. Di proprietà degli Hampden fino al XVIII secolo, la sua autenticità fu avallata da un episodio ‘miracoloso’ che vide salva in un rovinoso incendio la sola stanza in cui il bastone si trovava. Arrivato a Napoli nel 1712 (con atto notarile rogato in inglese a Londra) come dono al celebre evirato, il cantante lirico Giuseppe Grimaldi detto Nicolino, fu esposto pubblicamente a partire dal 1714 dopo ricognizione e autorizzazione apostolica, nella casa del cantore alla Riviera di Chiaia. «Il concorso di popolo era considerevole; anche i membri della famiglia del Viceré si recavano presso la casa del Grimaldi per venerare la reliquia. Tra musiche e grandi apparati scenografici allestiti in occasione della festa di san Giuseppe, quando la folla si accalcava per toccare l’oggetto di devozione, non pochi fedeli, al momento di baciare il bastone, staccavano dei frammenti per portarli a casa e venerarli come minuscole reliquie. Il cantante provvide allora a porre accanto al bastone un maggiordomo perché vegliasse su di esso; le sollecitazioni del custode a non danneggiare la sacra reliquia, a non sfregarla, pronunciate con marcato accento veneto, diedero vita al colorito detto napoletano: “non sfruculiare la mazzarella di san Giuseppe”. Il 17 gennaio del 1795, alla presenza del sostituto del re, il principe di Scilla, con solenne processione e festa durata otto giorni, il bastone, per volontà degli eredi della famiglia Fago, imparentati con Grimaldi, fu donato e trasferito definitivamente presso la chiesa di San Giuseppe dei Nudi. Il giorno di Natale e il 19 marzo, ricorrenza onomastica del santo protettore del sodalizio, il bastone veniva collocato nella mano sinistra di San Giuseppe, effigiato nel busto in cartapesta modellata argentata e dorata su base in legno intagliato di fattura tardo settecentesca. Alla base del busto sono tuttora visibili i ‘graffi’ procurati dalle mani dei fedeli adoranti quando esso veniva esposto al pubblico Ancora oggi il fascino esercitato da questa preziosa reliquia risponde a sollecitazioni complesse e articolate, che, pur mondate di derive folkloriche, permettono di conferirgli un forte potere di attrazione, perpetuato dalla memoria del sacro e del rituale.