I Ritratti dell’Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di vestire i Nudi rappresentano nobili, uomini di legge, intellettuali, religiosi, figure gravitanti intorno alla corte borbonica, molti dei quali si sono distinti per cospicue donazioni, sia in vita che per testamento, in favore dell’ ente, o hanno ricoperto cariche di prestigio come quella di Soprintendente. I ritratti coprono un arco temporale che va dalla metà del ‘700 all’inizio dell’’800. Gli artisti, per lo più ignoti, rappresentano le personalità più in vista della nobiltà napoletana, ispirandosi ai pittori in voga presso la corte borbonica come Fedele Fischetti (1732 –1792) o Francesco Liani (1712–1780).
La maniera di rappresentare i religiosi e la nobiltà del tempo è pressoché seriale. Gli uomini vengono ritratti in piedi, a mezza figura, contraddistinti per lo più da un cappuccio bianco poggiato sul braccio e alle spalle un tendaggio voluminoso di foggia settecentesca, che si fa via via sempre più leggero sul finire del secolo.
Lo stesso vale per i colori, che da scuri diventano più brillanti per i dipinti di fine ‘700, riportando così un’ atmosfera più vivace e briosa, con l’aggiunta di particolari leziosi, come anelli preziosi, ricchi ed eleganti abiti à la page, panciotti ricamati, biglietti di presentazione ostentati tra le mani o esposti su di un tavolo.
Le nobildonne, in pose affettate o frontali, esibiscono con i loro abiti, lo sfarzo di corte nelle fogge di velluti scuri, merletti trasparenti e acconciature alla moda, mentre le mani, simbolo di eleganza, esprimono le virtù religiose quando reggono i breviari o indicano i simboli della regalità.
Tra i religiosi, si distinguono i ritratti di papi benedicenti o di cardinali e arcivescovi, contraddistinti dalla veste di colore rosso. Questo gruppo di ritratti, a differenza di quello dei benefattori, giunge fino agli inizi del XX secolo, mentre le effigi papali rappresentate, testimoniano la vicinanza di Roma e della Santa Sede alle attività caritatevoli dell’Ente. Quasi tutti i ritratti presentano delle didascalie dorate, spesso nella parte superiore, successive alla realizzazione/donazione del dipinto, per ricordare il nome del personaggio e associarlo al suo aspetto fisico.
Queste opere documentano non solo le fattezze esteriori ma anche lo status morale e sociale del personaggio rappresentato, offrendo al visitatore l’autorappresentazione della devozione degli esponenti della società napoletana del tempo. Uno sguardo ai dettagli di ciascun personaggio permetterà di indovinare la professione, o di svelare il rango sociale dei Congregati.