Francesco Cerio, D. Domenico Orsini e D. Nicola Antonio Pirro Carafa in un giorno festivo del 1734 si incamminarono, per una gita, nei dintorni di Napoli.
Per un’improvvisa pioggia si fermarono nei pressi dell’attuale Museo Nazionale, riparando in un Chiostro dei PP. Carmelitani Scalzi.
Passato il temporale e fattosi tardi decisero di rinunziare alla loro escursione, destinando ad un’opera di bene la somma che era stata approntata per il divertimento della giornata. Sulla via del ritorno, incontrarono un mendico, lacero nelle vestimenta ma di oneste sembianze.
Questo povero fu immediatamente vestito con la somma che essi avevano con loro e questo atto produsse nell’animo dei benefattori tanta intima e durevole soddisfazione, che fece sorgere in essi l’idea di un’opera duratura di vestire gli ignudi.
Ai tre gentiluomini si aggiunse una schiera di altri cittadini, i quali vollero che l’opera sorgesse sotto la protezione del Patriarca S. Giuseppe, per cui l’8 dicembre 1739 si riunirono per dare inizio alla istituzione sotto il motto “Nudus eram et cooperuistis me”. In tal guisa il 6 gennaio 1740 si raccolsero i fondatori del futuro Sodalizio in quell’Oratorio dei PP. Carmelitani che li aveva ospitati sei anni prima, stabilendo che nella ricorrenza del Patrocinio di S. Giuseppe si procedesse alla distribuzione di abiti ai poveri.
Così nacque il Pio Sodalizio diventando poi Real Monte ed Arciconfraternita.
In seguito, il Re Carlo III di Borbone ne approvò lo Statuto con suo decreto del 3 luglio
1740, dichiarandosi primo fondatore e confratello perpetuo.
Il figlio, Re Ferdinando IV, partecipando a tutto lo svolgersi dell’Opera Pia, vi concorse con donativi e favori personali che diedero all’Opera il crisma della regalità.
Il Pontefice Benedetto XIV concesse il titolo di Arciconfraternita e con Bolle e Brevi arricchì di privilegi e di favori spirituali l’Opera così sorta.
In seguito, costruita la Chiesa, ben 110 confratelli ed estranei hanno concorso, con proprie elargizioni e con personali patrimoni, all’incremento dell’Opera.
Così dalla vestizione si passò alla creazione di maritaggi, di soccorsi in danaro, nelle principali ricorrenze dell’anno, alla tutela dell’infanzia abbandonata e a quanto altro potesse costituire benefico aiuto verso coloro, che sono colpiti dall’avversa fortuna, pressati dalle necessità contingenti della vita.
I confratelli, che fanno parte dell’Arciconfraternita, in forma costante e continua, e per oltre due secoli, si sono prodigati, e si prodigano, per far sì che con la loro personale capacità, e col sacrificio diuturno del loro lavoro, la Istituzione non solo non venisse meno ai suoi scopi ma raggiungesse sempre più quell’umana perfezione, onde allargare la cerchia dei beneficati e degli assistiti, perché costoro, col sorriso della riconoscenza, li ricompensassero, di tutta l’opera spesa per il sollievo dei propri simili.