IL GIARDINO
Il giardino settecentesco del Complesso monumentale è stato recuperato nel 2021con la volontà di restituire un luogo storico e simbolico nella narrazione della città di Napoli.Il progetto è stato curato dall’architetto Davide Vargas. Questo lembo di verde è incastonato nel quartiere popolaredove i bambini giocano a pallone per strada, a pochi metri dal Museo Archeologico Nazionale e dalla Galleria Principe di Napoli, con alle spalle il grande palazzo rosso che si erge dalla scalinata, teatro delle riprese diFilomena Marturano del 1951: Palazzo Caracciolo di Melissano.
Al giardino si accede attraverso la sagrestia ed è ad un livello più alto rispetto al sagrato, dove quel piccolo vuoto urbano quadrangolare di quattrocento metri quadri si presenta irregolare per un lato inclinato. Questo Hortus Conclusus era formato da due viali a croce che lo dividevano in quattro parterre, secondo il progetto di Domenico Rispoli Moncada, ritrovato in Archivio.Tali tracciati sono stati ripresi e ricostituiti fino a formare una piazzetta pavimentata in tufo e restituendo una vecchia vasca alle delicate ninfee.
La ricostruzione di un antico varco ritrovato ha messo in collegamento il sagrato della Chiesa con il giardino. Il suo ripristino permette di riflettere su uno scenario di contaminazione multiforme e urbana, in cui la stratificazione della sua storia è un valore aggiunto per unicità e qualità.
Conservare il vecchio tracciato del Moncada con gli innesti di materiali di spolio, custoditi nei depositi del luogo, progettare questa sovrapposizione tra passato e presente, per ortensie, alberi di camelie, e da frutto, laddove c’era il frutteto antico, ha significato non tradire la vocazione alla bellezza a cui questo luogo era stato adibito.
L’arte urbana, nel luogo dell’umana solidarietà, non poteva sottrarsi nel distribuire i suoi doni. Il giardino è dunque arricchito di opere d’arte create dagli artisti amici della città: la scultura [senza titolo] di Riccardo Dalisi sul prato, chiede a chi la osserva di darle un nome: un po’ guerriero, cavallo e farfalla.
Vicino al pozzo, ricomposto nei pressi di un albero di limoni, la sediolina di Carlo Cuomo, fatta con gli zingari della sua bottega di Salerno alla Triennale di Milano del 1979, invita al riposo.
Alle luci del giorno si alternano quelle del progetto per il giardino, dove le ombre si stagliano sul fondo di muri e nel verde degli alberi.Il giardino costituisce un’appendice al patrimonio del Complesso, dove sono ospitati numerosi eventi culturali.